Il suo destino era già scritto all’anagrafe. Nomen omen dicevano gli antichi. In questo caso cognomen omen. Il problema di Giggino sta nella desinenza: Di-Ma-IO. L’abitudine a pronunciare il pronome personale, insieme alle generalità, ne hanno condizionato il carattere. Per carità, non bisogna allarmare i familiari, non è pericoloso. Se non per il fatto che l’egocentrismo del capo politico del Movimento 5 Stelle sta paralizzando la politica italiana da sei settimane. Vuole fare il premier, vuole scegliere i ministri, vuole scegliersi gli alleati, vuole decidere chi fa il capo negli altri partiti. L’egolatria gli comporta dei miraggi: ha preso il 32 per cento dei voti, ma sostiene di avere la maggioranza assoluta. Non ha vinto le elezioni, ma è convinto di averle vinte. Di Maio soffre il fatto di non poter essere il più Fico dei Cinquestelle, perché quella posizione, per genia, tocca al Presidente della Camera. Allora si “accontenta” di essere il più narciso.
Il test di Class Cnbc
La redazione di Class Cnbc – rivela Mf – ha fatto un esperimento. Prendendo la registrazione dell’ultima ospitata di Di Maio a Porta a Porta, ha contato quante volte Giggino ha usato il pronome “Io”. Ebbene, è successo 62 volte in 56 minuti. Il leader pentastellato ha parlato in prima persona ogni 56 secondi. Il noi? Guai. Mai pronunciato. Manco una volta. Anche Matteo Salvini critica l’aspirante alleato per il suo super ego. Il leader della Lega oramai parla come una vecchia fidanzata in crisi dal terapista: “Quello lì dice sempre io, io, io”. Esiste solo lui. D’altronde, per circoscrivere il perimetro del problema basta farsi un giro sui social di Di Maio. Puro culto della personalità. Il politico pentastellato pubblica video di fan in visibilio, bagni di folla, strette di mano a raffica. C’è chi gli dedica l’etichetta di una bottiglia di vino, chi gli personalizza un caciocavallo. Poi c’è il parroco di Pomigliano che che lo venera come San Gennaro: “Io, patria e famiglia”.
Disturbi narcisistici
Anche a casa è l’idolo indiscusso. A Pasqua è uscito indenne dalla parmigiana di melanzane di mammà. A fine pasto neanche una patacca sulla cravatta. Perfetta pure la camicia. La cura maniacale del vestiario è un altro sintomo che un terapista troverebbe interessante. È evidente che c’è un rapporto patologico con l’ego. Anche la parola lo confonde. Come quando da Fazio chiamò i suoi “omologhi” all’estero “alter ego”. In questo Giggino è il degno erede di Silvio Berlusconi, anche se a lui un accostamento del genere produce orticaria. Ai tempi del governo di Silvio, Il Fatto quotidiano addirittura chiamò un esperto, il professor Luigi Cancrini, presidente del centro di terapia familiare e relazionale, per analizzare la psiche del Cavaliere: “Berlusconi”, fu la diagnosi, “ha tutte le caratteristiche cliniche del ‘disturbo narcisistico di personalità’ dalla smisurata richiesta di ammirazione alle fantasie di potere e successo illimitati”, spiegò Cancrini. Chissà che non lo si debba richiamare in servizio per analizzare anche il caso Di Maio…