Televisione (pixabay)

Nomine Rai aperte a tutti (o quasi). Il curriculum va mandato qui

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AAA, cercasi consigliere d’amministrazione Rai. Da qualche giorno sul sito della tv pubblica e sui portali di Camera e Senato è pubblicato un bando pubblico. Con un indirizzo di posta elettronica. Dove chiunque (non proprio chiunque) può spedire il proprio curriculum e candidarsi a diventare un dirigente di viale Mazzini. L’attuale cda scadrà a fine giugno. La legge di riforma del servizio televisivo del 2015 prevede, per il rinnovo, una selezione pubblica. Le candidature dovranno arrivare entro la fine del mese. Saranno rese pubbliche e finiranno all’attenzione di deputati e senatori, a cui tocca la nomina di quattro consiglieri su sette, due per ramo parlamentare.

La riforma della governance Rai, risalente al governo Renzi, ha previsto questo surplus di trasparenza per togliere il marchio della lottizzazione a una delle selezioni più politiche che il Parlamento possa fare. L’apparenza, insomma, è salva. Ma la sostanza? E’ chiaro che alla fine non si procederà a un sorteggio tra i candidati, la scelta toccherà comunque ai gruppi parlamentari. Per cui non è che alla fine cambi molto rispetto al passato.

“Possono essere nominati membri del consiglio di amministrazione i soggetti aventi i requisiti per la nomina a giudice costituzionale ai sensi dell’articolo 135, secondo comma, della Costituzione”

Nel dubbio, se il signor Mario Rossi – privo di un aggancio con i partiti, ma titolato per assolvere a un ruolo dirigenziale di questo livello – vuole cimentarsi ugualmente, deve procedere in questo modo. Anzitutto aprirsi una casella di posta certificata. Perché solo quella può essere utilizzata per spedire la propria candidatura. Poi deve allegare un “dettagliato curriculum vitae”. E qui l’affare si complica. Il bando rimanda alla legge per quanto riguarda i requisiti richiesti. Che testualmente dice: “Possono essere nominati membri del consiglio di amministrazione i soggetti aventi i requisiti per la nomina a giudice costituzionale ai sensi dell’articolo 135, secondo comma, della Costituzione”. Ovvero devono essere “magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori, ordinaria ed amministrative”, oppure “professori ordinari di università in materie giuridiche” o ancora “avvocati dopo venti anni di esercizio”.

“Riconosciuta onorabilità”

Ma trattandosi della Rai e non della Consulta, ecco che la legge allarga il campo anche ad altri profili. Quelli di “persone di riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti, che si siano distinte in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale, maturandovi significative esperienze manageriali”. Il mandato dura 3 anni e non può essere rinnovato. Non solo. La composizione del consiglio di amministrazione deve favorire  “la presenza di entrambi i sessi e un adeguato equilibrio tra componenti caratterizzati da elevata professionalità e comprovata esperienza in ambito giuridico, finanziario, industriale e culturale”. Va bilanciata la presenza di uomini e donne. E non possono essere solo giornalisti o avvocati o manager. Tutti, comunque, devono dimostrare “l’assenza di conflitti di interesse o di titolarità di cariche in società concorrenti”.

Dalla teoria passiamo alla pratica. Perché la legislatura numero 18 è nata sotto il segno del caos. A distanza di due mesi dal voto non si sono delineate ancora una maggioranza e un’opposizione. Dunque procedere alle nomine sarà un’operazione assi complicata. Va detto che, finora, quando si è trattato di spartirsi le poltrone il Parlamento ha funzionato. Anche con una certa efficienza. Stando ai rapporti di forza, il Movimento 5 Stelle ha i numeri per eleggersi due consiglieri graditi. Stessa cosa può fare il centrodestra. E il Pd? Deve sperare nella benevolenza altrui. O rischia di rimanere a secco. L’altro caso sono i due consiglieri di nomina governativa. Può un esecutivo dimissionario procedere a delle decisioni del genere? Assolutamente no, mette in guardia la Lega. “Non si facciano saltare in mente di muovere pedine in un momento così delicato: sarebbe scandaloso”, avverte il salviniano Armando Siri.

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