“Conosco Mattarella da una vita. E’ una persona rispettosa delle regole, quasi al limite dell’ossessione. Sa quali sono i poteri che gli attribuisce la Costituzione, non è un presidente che interferisce. Avrebbe voluto che le forze politiche trovassero una soluzione. Ma una situazione tanto conflittuale non si era mai vita”. Clemente Mastella, sindaco di Benevento, ha attraversato da protagonista la Prima e la Seconda Repubblica. Oggi osserva attonito i vagiti della Terza (o pseudo tale).
Siamo oltre i 60 giorni di crisi istituzionale. I tempi della formazione dei governi della Prima Repubblica erano anche più lunghi, ma era una realtà alla quale ci eravamo disabituati con il bipolarismo. Si torna indietro?
“Ai tempi della Prima Repubblica c’era una difficoltà nello stringere alleanze. Però sapevi che, al culmine della crisi, una soluzione si trovava. Le coalizioni di governo potevano essere strette o larghe, con dentro tre, quattro o cinque partiti. Il confine era delimitato. Gli screzi c’erano, ma erano riparabili. Mai si arrivava alla delegittimazione del potenziale alleato”.
Oggi?
“C’è un tasso di inimicizia politica mai verificatosi in precedenza”.
Abbiamo un quadro tripolare, nessun polo ha vinto le elezioni. Fatto inedito per la seconda Repubblica. In altri tempi come si sarebbe usciti da questo stallo?
“Anzitutto prendendo coscienza della realtà. Qui ognuno si è aggiudicato una tappa, nessuno ha vinto il Giro d’Italia. Ci sono centrodestra e Cinquestelle che hanno avuto risultati importanti, ma nessuno ha i numeri per governare. E poi c’è il Pd, che ha avuto un tracollo peggiore delle aspettative. Soprattutto al Sud, dove controllavano le Regioni e le quattro città più importanti. Si è verificato il “teorema Mastella””.
Cioè?
“La mia teoria è che in Italia, a differenza di altri Paesi dove ci sono lunghi cicli di governo, chi esercita il potere perde. E’ sempre stato così dal ‘94”.
Parafrasando Andreotti, “il potere logora chi ce l’ha”.
“Esatto. Ma con una novità. Stavolta non c’è stata alternanza. Il Pd, che era forza di governo, ha perso. Però non ha vinto nessuno”.
C’è ancora in ballo l’asse Di Maio-Salvini.
“Che lo facessero questo governo insieme, ma ora”.
Non succederà?
“Io osservo i Cinquestelle. E vedo un movimento che non è più monolitico. C’è Di Maio che vuole governare a tutti i costi, anche inventandosi stronzate tipo il contratto alla tedesca. E poi c’è Grillo. Che se ne fotte. Perché sa che non possono tener fede agli impegni che hanno preso”.
Dunque i Cinquestelle bluffano. E Salvini?
“Finora è stato corretto nei confronti degli alleati. Non penso che romperà il centrodestra per andare con i grillini. Come leader se la può giocare. Vero, arranca ancora al Sud. Deve ancora convincere molto elettori a votarlo, non si fidano di lui. E questo non è un male per Forza Italia. Se fa liste più competitive la prossima volta il Mezzogiorno tornerà a essere un serbatoio di voti azzurri”.
La prossima volta quando? A giugno, ottobre, l’anno prossimo?
“E’ indubbio che ci siano delle scadenze e che il governo Gentiloni non possa andare avanti. Non serve un governo balneare, ma di decantazione. Va fatta la legge elettorale e un programma composto di pochi punti neutri. Portare gli italiani alle urne subito sarebbe deleterio. Guardiamo cosa è successo in Friuli, dove non ha votato un elettore su due. Anche Di Maio dovrebbe capire che certi toni arroganti, “o io al governo o nulla”, si pagano. E infatti anche alla loro gente questo modo di fare non è piaciuto”.