Mattarella, Salvini, Meloni e Berlusconi (Instagram)
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La notte in cui Silvio smise di sorridere (per colpa di Salvini)

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E’ l’ultima chiamata per i passeggeri Salvini Matteo e Berlusconi Silvio. Salgono sul volo che da Milano li porta a Roma. Ad alta quota analizzano lo scenario politico, prima di infilarsi nel vertice vero, quello a tre con Fratelli d’Italia. L’aria in cabina è pressurizzata, gli umori no. Gli alleati scazzano, poi fanno pace. Poi litigano ancora. Il Cavaliere, per quanto si sforzi, non riesce a liberarsi dal pregiudizio. Ogni dialogo con il leader del Carroccio ha sempre un sottotesto: “Dov’è che sta cercando di fottermi?”. Però ora gli eventi viaggiano su un piano inclinato. Alle 11 il Quirinale attende la delegazione del centrodestra. Sergio Mattarella vuole una proposta. O sarà lui a farla ai partiti. Insomma: c’è poco da psicanalizzare le intenzioni dei suoi soci, Silvio deve dire o sì o no. Niente sfumature.

I fatti nuovi evolvono durante la giornata. Il canale riaperto da Salvini con Di Maio porta il capo politico del Movimento 5 Stelle a riaccendere il forno di destra. Stavolta Giggino non dice “il premier devo essere io”, accetta che sia una figura terza, ma continua a porre il veto su Berlusconi. Forza Italia deve stare fuori dal governo a trazione giallo-verde, è la condizione. Il che significa, nel migliore dei casi, appoggio esterno. Matteo cerca di indorare la pillola all’alleato. Dice che si farà “garante” dei temi cari al Cavaliere, evitando che nei ministeri più “delicati”, tipo Sviluppo economico e Giustizia, ci finiscano persone ostili al Biscione. Ma più Salvini parla, più Berlusconi capisce che quella pillola in realtà è una supposta. Secondo il “capitano” l’alternativa all’accordo con i pentastellati sono le urne. Non accetterà le ipotesi proposte da Mattarella: “Niente governi tecnici, a tempo, ponte o del presidente”. L’uscita d’emergenza istituzionale, invece, è proprio l’approdo che più piace a Silvio. Ma se i Cinquestelle dicono no e anche il Carroccio si rifiuta di prendere in considerazione la proposta quirinalizia, allora zero: non ci sono i numeri in Parlamento. Solo quelli di Pd e Fi. E non bastano.

NON BASTANO I CONDIZIONALI

Questo è il preambolo. Quando Berlusconi entra nel salone della sua residenza di Palazzo Grazioli sa già che cosa lo aspetta. Al tavolo, oltre a Salvini e Giancarlo Giorgetti, ci sono l’azzurro Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa per Fdi. Questi ultimi sono altrettanto perplessi circa la prospettiva di abbandonarsi nelle braccia di Di Maio. Meglio rimanere sullo schema originario: chiedere a Mattarella un mandato per Salvini e andare a caccia di voti in Parlamento. I post-An hanno un asso nella manica. E’ il deputato Walter Rizzetto, ex grillino che sta scavando una breccia nel monolite pentastellato. C’è materiale, assicura. Sono tanti i deputati del M5s spaventati all’idea di aver partecipato alla legislatura più breve della storia. Sarebbero disponibili a dare una mano. Il problema? E’ che stamattina al Colle non si sale con i condizionali. O sotto al naso di Mattarella finisce un piano corredato da numeri reali, oppure il Capo dello Stato passa a declamare il menù della casa.

Niente, non se ne esce. Silvio accusa l’alleato: “Ci stai forzando la mano, io con quella gente non voglio avere a che fare”. Il Cavaliere trova irritante il fatto che sia considerato “l’appestato” del trio e che Salvini “debba garantire” per lui. Dopo l’uscita di Di Maio da Lucia Annunziata (“Mai con Berlusconi”), Silvio scatena la rappresaglia azzurra. Mentre la Lega fa traperale “apprezzamento” per l’apertura del leader grillino, decine di dirigenti forzisti dichiarano il proprio fastidio per le parole del deputato di Pomigliano d’Arco. E si ripete la stessa situazione di un mese fa. Quando Salvini pensava di avere in mano la soluzione per formare un governo centrodestra-M5s finché Berlusconi non gli ha rotto il giocattolo facendo il mimo al Quirinale. In quella occasione Silvio si era quasi convinto. Poi Alessandro Di Battista l’aveva insultato, mandando tutto in vacca. Pure stavolta, se si chiude, è un patto di cristallo. Basta un alito di vento e crash…        

 

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