Ci deve essere stato un errore di comunicazione. Nel fare un passo indietro per permettere la formazione del governo grillo-leghista, a Silvio Berlusconi è stata attribuita l’intenzione di volersi astenere. Benevolmente. “Ma chi l’ha mai detta questa roba?”, si infuria il Cav, leggendo i giornali. In effetti nel comunicato diffuso nella tarda serata di mercoledì l’ex premier era stato molto netto nella scelta di campo. Il problema sono stati i tempi, quelli lenti di Berlusconi e quelli lesti di Matteo Salvini. Che, mentre Silvio limava per la ventesima volta il suo comunicato, aveva già fatto circolare la sua versione dei fatti: un dietrofront dell’alleato con il sorriso sulle labbra.
Non è così. Berlusconi non tratta buonuscite, né accordi di riparazione: “Noi siamo fuori”. Da Arcore, assicurano, non ci sono liste di desideri da accontentare. Forza Italia non vuole ministri o sottosegretari. Neanche camuffati come tecnici di area. Non domanda per presidenze di Commissioni parlamentari. Non chiede garanzie per le aziende berlusconiane, perché, spiegano i fedelissimi del Cav, sono forti, hanno chiuso accordi di partnership importanti (gli ultimi con Tim e Sky) e sono già garantite dal libero mercato. Anche i “pizzini” veicolati dai grillini, sull’inserimento del conflitto di interessi tra i temi del contratto di governo con la Lega, non spaventano il leader azzurro. “Si accaniscono su un uomo che è già fuori dalle istituzioni per una sentenza ingiusta, che poveracci…”, commenta un dirigente forzista, “pensino piuttosto a risolvere i problemi degli italiani, se ne sono capaci”.
DILETTANTISMO AL POTERE
Berlusconi non raccoglie. “Ci limiteremo a non ostacolare questo un esperimento populista”, dice. Anche se non ha ancora deciso se quella di Forza Italia sarà astensione o voto contrario. Ai suoi Silvio rivela di aver avuto notizia della prima lista informale dei possibili ministri: “Sono molto preoccupato”, dice, “per il livello di dilettantismo e improvvisazione che ho potuto intuire”. Soprattutto, il Cav si domanda come questa “banda di signori nessuno” possa presentarsi a Bruxelles: “Con che faccia, con quale credibilità?”.
Di Salvini non parla. E lo fa per amor patrio. Il leader leghista annuncia, invece, che presto sentirà il Cav. Per informarlo sull’esito della trattativa con i pentastellati. Da “buoni alleati”. Silvio decide di stare silente per un giorno. Parlano i suoi dirigenti. Chiarendo le reali intenzioni di Forza Italia, al di là dei malintesi. E’ Mara Carfagna a dare la linea: “Saremo sicuramente all’opposizione, se astenerci o votare contro lo decideremo sulla base delle persone che comporranno questo governo”, spiega la vice presidente della Camera a Porta a Porta. “Siamo responsabili, abbiamo consentito che questo esperimento si avviasse”.
Ora “valuteremo di volta in volta”. M5s, finora, nelle esperienze di governo territoriale “ha dato prove terrificanti, se vogliamo parlare di Roma…”. Forza Italia ha fatto una scelta di responsabilità per superare la fase di stallo. Noi, ribadisce Mariastella Gelmini, “non voteremo la fiducia al futuro governo Lega-Movimento 5 stelle, ma valuteremo di volta in volta i provvedimenti che arriveranno in Parlamento”. La soluzione migliore, ha aggiunto la capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati sarebbe stata “un esecutivo politico guidato dal centrodestra unito. Non essendo stato possibile percorrere questa strada abbiamo agito, ancora una volta, solo per il bene del Paese. Un ritorno alle urne, a pochi mesi dal 4 marzo, sarebbe stato una calamità per le famiglie e per le imprese italiane”, ha concluso.