Nessuno vuole essere Robin

Salvini e Di Maio, nessuno vuole essere Robin. Finita la pazienza di Mattarella

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L’ultimatum del Quirinale scadeva domenica sera. Ma al Colle non si è visto nessuno. E’ arrivata solo una telefonata verso l’ora di cena. Durata in tutto 23 secondi. Era Luigi Di Maio. Al culmine di una due giorni di vertice con Matteo Salvini, voleva rassicurare Sergio Mattarella. E dirgli che, programma di governo e nome del premier, “è tutto pronto”. Ma il capo politico del Movimento 5 Stelle ha potuto parlare soltanto con il segretario generale Ugo Zampetti. Il Presidente della Repubblica non ha risposto. Dicono si sia rifiutato.

Di Maio Ebbasta (sadareworks)

Mattarella aveva dato prima 24 ore. Che erano diventate 48. Poi, di fronte alle richieste di Salvini e Di Maio, aveva acconsentito a spostare la dead line fino a domenica. Ma i due leader populisti, invece che sul Frecciarossa verso la capitale, ieri erano ancora a Milano immersi nelle scartoffie, a stilare il contratto di governo. Il Capo dello Stato non è contento di questa situazione. Tuttavia ha accettato di ricevere oggi al Quirinale i partiti coinvolti nella maggioranza in via di formazione. Che, salvo sorprese in arrivo da Fratelli d’Italia, saranno soltanto M5s e Carroccio.

Mattarella ieri ha ricordato le prerogative del Quirinale. Non è soltanto un notaio che ratifica le decisioni della politica. Il Colle dirà la sua su indirizzo politico e lista dei ministri. Ricordando la figura di Luigi Einaudi, Mattarella ha citato il precedente del 1953 quando egli “si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio” e scelse una personalità estranea alle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, allora la Dc, conferendo l’incarico all’economista Giuseppe Pella. Fu quello il primo governo del Presidente. Messaggio chiaro e tondo al duo gialloverde. Se il nome del premier non è quello giusto, Mattarella fa sempre in tempo a rimettere in pista il suo governo “neutrale”.

UN POLITICO, ANZI NO

Ieri, a un certo punto, Salvini e Di Maio si sono appartati con Giancarlo Giorgetti e Vincenzo Spadafora nello studio di Stefano Buffagni, deputato grillino e commercialista, per affrontare riservatamente il tema del possibile presidente del Consiglio. “Sarà un politico”, ha assicurato Giggino. Il che esclude i nomi circolati per tutta la giornata. Quelli del manager Franco Bernabè, ex amministratore delegato di Telecom Italia, e quello del professor Guido Tabellini, ex rettore dell’Università Bocconi. Stabili le quotazioni di Giancarlo Giorgetti. Anche se Di Maio insiste per avere il privilegio del kingmaker. Tra i candidati a un ministero ci sono i pentastellati Alfonso Bonafede, Vincenzo Spadafora, Stefano Buffagni, Riccardo Fraccaro, Pasquale Tridico, Giulia Grillo e Pier Paolo Sileri. Per la Lega, oltre a Giorgetti, Armando Siri, Roberto Calderoli e Nicola Molteni.

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