Ogni giorno ce n’è una. Lega e Cinquestelle hanno litigato sul ritorno delle Province. La Lega apre, sostenendo che quegli enti sono necessari perché garantiscono servizi ai cittadini. I Cinquestelle rispondono che non se ne parla. E rilanciano le loro tradizionali battaglie anticasta. Segue una nuova scarica di tensioni a distanza tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Facciamo un passo indietro. Perché, in realtà, le Province non sono mai state abolite. La riforma del Pd è rimasta incompiuta. Il taglio degli enti è stato bocciato con il referendum costituzionale del dicembre 2016. E’ rimasta in piedi solo la legge ordinaria firmata dall’ex ministro Delrio. Che non chiudeva del tutto le Province, delegava un po’ di competenze a Comuni e Regioni e stabiliva nuovi criteri di nomina dei presidenti e dei consiglieri, non più a suffragio universale, ma eletti dai sindaci.
Il governo sta lavorando a una riforma degli enti locali. Il Sole 24 ore ieri ha anticipato le linee guida del testo. E queste contemplano il ritorno all’elezione diretta di circa 2.500 presidenti e consiglieri provinciali. A lavoro sulla bozza c’è anche un vice ministro dei Cinquestelle, Laura Castelli. Ma i grillini, al solito, cascano dal pero. “Per me”, ha frenato Di Maio, “le Province si tagliano. Punto. Ogni poltronificio per noi deve essere abolito. Efficienza e snellimento, questi devono essere i fari. Questa è la linea del M5s”.
Da Biella, dove è impegnato in campagna elettorale, Matteo Salvini ribadisce il sì della Lega: “L’abolizione delle Province è una buffonata che ha portato disastri soprattutto nelle manutenzione di scuole e sulle strade”, ha spiegato il ministro dell’Interno, “vogliamo dare un servizio ai cittadini e se Comuni e Regioni non ce la fanno servono le Province”.
Da Pechino, dove si trova per il Forum sulla Via della Seta, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha preso tempo. Come sulla questione Siri. Quando tornerà, si troverà la scrivania sepolta da dossier. Tutte rogne, oltretutto. “Affronteremo il tema quando ritorneremo”, ha spiegato. Anche sul caso del sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, cui il ministro Danilo Toninelli conferma di aver revocato le deleghe, Conte ha abbozzato. Lo incontrerà presto. Forse già domani: “Se la mia determinazione andrà nella direzione delle dimissioni, troverò il modo di scollarlo dalla poltrona”, si è limitato a dire.
In questo clima già bellicoso, si inserisce la nuova polemica di giornata. Il capo politico del M5s è intervenuto nuovamente nel pomeriggio per ribadire la sua linea: “Gli sprechi si tagliano: è sempre stato così per noi, l’obiettivo è eliminare ciò che non è indispensabile e reperire risorse per abbassare subito le tasse a imprese e famiglie”.
Parole alle quali seguono una nuova replica di Salvini: “Io voglio che scuole e strade siano in condizioni efficienti”, ha insistito il ministro dell’Interno, mettendo in evidenza le divisioni grilline sul tema. “L’importante”, ha ironizzato, “è che i Cinquestelle si mettano d’accordo; qualche viceministro infatti dice sì e qualcuno dice no. Così sull’autonomia e sui porti che qualcuno vuole chiusi e qualcuno aperti. L’importante è mettersi d’accordo”.
Alla riforma sta lavorando un tavolo tecnico cui, oltre al sottosegretario leghista all’Interno Stefano Candiani, partecipa anche il vice ministro all’Economia, la pentastellata Laura Castelli. “Stiamo facendo un lavoro importante con il M5s”, ha spiegato proprio Candiani, “e nello specifico con Castelli, in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali e a partire dal confronto col territorio che la riforma Delrio ha disarticolato con il risultato che i servizi che fornivano una volta le Province, come i trasporti e le scuole, non li copre più alcuno”. Per questo, ha aggiunto il sottosegretario leghista, le parole di Di Maio giungono inattese: “Ma voglio evitare che questo importante lavoro del governo sia risucchiato da polemiche elettorali”.
A ribadire il niet grillino anche il capogruppo 5s al Senato Stefano Patuanelli: “Mi sembra paradossale che si invochi il ritorno delle Province, quando i poteri amministrativi sono stati dati alle citta’ metropolitane”, ha spiegato, “ancora più paradossale mi sembra l’idea di mettere indietro le lancette dell’organizzazione amministrativa. Si deve guardare avanti, innovare e per agire in questo senso è necessario tagliare i troppi sprechi che affogano letteralmente questo Paese”.