Veneto contro Campania, Lombardia contro Lazio. E viceversa. I governatori se le danno di santa ragione, mentre il governo centrale sostanzialmente sta a guardare. Giuseppe Conte ha annunciato delle linee guida per la cosiddetta fase due, quella della graduale riapertura. Ma non è sceso nel dettaglio, invischiato, come è rimasto, in una selva di esperti, virologi, professoroni, task force che intasano l’etere di interviste ma, a quagliare, non quagliano.
Il circoletto rosso, per il momento, resta sulla data del 4 maggio. Palazzo Chigi non ne vuole sapere di aperture anticipate rispetto a quella data. Che comunque non convince tutti. Anzi. Il Veneto ha fretta di rimettere in moto il suo sistema produttivo. E di concedere un minimo di libertà ai suoi cittadini. La Campania dice assolutamente no. Ed è pronta a barricarsi, per evitare nuove emigrazioni di massa dal Settentrione.
Zaia vuole riaprire.
“Voglio fare un appello”, dice Luca Zaia, “finitela di dire Nord contro Sud, se è il Sud che dice di chiudere le frontiere. Semmai è il Sud contro Nord”. Il governatore del Veneto fa il suo punto quotidiano in una conferenza stampa. “Mettetevi nei panni di un cittadino che sale in treno”, aggiunge Zaia, “vuol dire che tutti i treni che escono dai confini regionali saranno soppressi. Ma che proposta è, come fanno a mettere in piedi queste misure? Noi abbiamo sempre ospitato e accettato tutti, non ho mai fatto un’ordinanza per mandare via la gente dalle seconde case”, ricorda l’esponente leghista.
Eppure il collega campano Vincenzo De Luca dice proprio questo. E accusa i governatori settentrionali di essere pronti a calare le braghe: “Ho avuto la sensazione di un crollo quasi psicologico di tanti amministratori del Nord”, dice De Luca. Lui, fedele alla sua immagine di sergente di ferro, non vuole mollare di un centimetro. In Campania resta la serrata. E se gli altri aprono, lui è pronto a delimitare la sua Regione. Come, non si è capito. Poi ‘o governatore attacca anche Roma: “Ci vuole più rapidità nelle valutazioni programmatiche e nel superamento di una palude burocratica che ancora oggi blocca finanziamenti vitali per i nostri territori”, dichiara in un’intervista al Corriere.
L’altro caso di giornata è il litigio tra Lombardia e Lazio. Attilio Fontana, messo sotto accusa per la gestione delle case di riposo, ricorda che una delibera analoga alla sua “era stata presa anche dal Lazio”. Ma si attacca solo il Pirellone, perché, nota il presidente della giunta lombarda, “io sono rappresentante di una certa parte politica”.
“Nessuna promiscuità tra positivi e negativi” nelle Rsa del Lazio, “nessuna facilità nel contagio, nessun caso Lombardia nel Lazio. Anzi l’opposto di quanto sembra essere stato fatto in Lombardia”, replica una nota della Regione di Nicola Zingaretti. “Prima di accusare Fontana si informi bene”, è la replica.
Cinquestelle: commissariamo la Lombardia
Ma attacchi alla Lombardia arrivano anche dalla maggioranza di governo. Ieri, il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi è tornato a minacciare l’ipotesi di un commissariamento della Regione: “Da parte di Fontana e Gallera è emersa prima una sottovalutazione del problema e, successivamente, un tentativo di scaricabarile sul governo”.
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