I grandi elettori sono 1008. Ma quelli realmente coinvolti nelle trattative e nelle scelte sono soltanto quattro o cinque. Gli altri si annoiano. Aspettano il loro turno per depositare la scheda bianca nell’urna. Hanno un orario di riferimento stabilito in ordine alfabetico ed entrano nell’emiciclo a gruppi di cinquanta. Nell’attesa o nel post-voto, i parlamentari, tutti in Ffp2, ciondolano tra il Transatlantico (molto affollato) e la tensostruttura allestita nel cortile. Fumano e domandano in maniera ossessiva: “E’ Draghi? E’ Casini? E’ Mattarella?”. Boh. Altri se ne vanno a zonzo fuori: c’è un clima primaverile e i ristorantini hanno tutti i tavoli all’aperto.
In aula, causa Covid, l’unica novità sono i catafalchi. Nel senso che non ci sono. Addio alle cupolette liberty che andavano in appoggio sui banchi del governo, avanti con le cabine. Sono delle paratie che, incrociandosi, formano un labirinto. Brutte, sono brutte. Ma garantiscono il distanziamento e sono più facili da igienizzare. La scheda va nella classica insalatiera (una cosa, una sola, è rimasta fedele alla tradizione), mentre la matita, dopo l’uso, va riposta in un altro contenitore, per essere pulita e riutilizzata in seguito.
E poi Amuchina. A fiumi. All’ingresso dell’emiciclo ci sono tre distributori di liquido disinfettante. Il senatore Maurizio Gasparri scherza: se ne passa un tot sulle mani. E poi mima il gesto di ungersi le ascelle, per igienizzare anche quelle. Drammaticamente spaesati i delegati regionali all’esordio sulla scena nazionale. Arrivano in comitive, entrano a Palazzo Montecitorio e si guardano attorno interdetti. Mostrano il Green Pass (quello semplice) e ricevono la scheda identificativa dai commessi, poi domandano dove poter mollare il cappotto: “C’è un guardaroba qui?”.
I più scafati invece si divertono. E l’unico cazzeggio è scrivere nomi a caso sulla scheda. Così dall’urna escono voti per Amadeus (correttamente indicato col nome anagrafico Amedeo Sebastiani), Bruno Vespa e Alberto Angela. “Che si sono detti Salvini e Draghi?”. Niente, non si sa niente. Allora alcuni ci rinunciano e se ne vanno fuori a passeggio. A piazza della Maddalena un gruppo di grandi elettori di Forza Italia si riunisce al ristorante La Maddalena con Roberto Occhiuto e Licia Ronzulli. Altri si incontrano alle caffetterie di Piazza di Pietra. Qualcuno si fa un pranzetto esotico e va al giapponese di Piazza del Parlamento.
Intanto la giornata scorre. Ora l’attrazione è Umberto Bossi. Erano mesi che non si vedeva a Montecitorio. Il Senatur staziona con la sua sedia a rotelle in cortile, fuma il sigaro e riceve una processione di colleghi che vogliono salutarlo. Il più affettuoso è Pier Luigi Bersani: “Come stai?”, con la sinistra gli tiene la spalla e con la destra gli stringe la mano. Poi arrivano Roberto Calderoli e i ministri Federico D’Incà (M5s) e Giancarlo Giorgetti. Maria Elena Boschi compie gli anni. Carica una foto sui social in cui informa di essersi concessa “una piccola pausa dolcezza tra una riunione e una votazione”. È un “compleanno particolare” quello della presidente dei deputati Iv, che posta una foto mentre taglia una sacher al cioccolato. Dopo un po’ saltano i server della Camera.
Fuori, intanto, dalla mattina è in funzione il drive in, segnalato da un grosso plexiglass con scritto: “Elezione del Presidente della Repubblica 2022”. Via della Missione è off limit. Il seggio mobile è stato allestito nel parcheggio di solito utilizzato dai deputati e dai dipendenti della Camera. Il primo a votare con la procedura “Covid” è Ugo Cappellacci. L’esponente di Forza Italia arriva con l’ambulanza, perché a Roma non aveva un auto propria da utilizzare. E’ positivo ma sta bene (“Solo un po’ di raffreddore, grazie”). La sua scheda verrà igienizzata e poi mischiata alle altre. Chi non riesce a votare è la deputata no vax Sara Cunial. Non è positiva, ma non ha il Green Pass. Quindi non può votare fuori e neanche dentro. Così le ha comunicato il presidente Roberto Fico: “Ma domani lo querelo”, annuncia.
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