Putin chi? Oggi nessuno lo conosce. Però quanti tappeti rossi, quanto ossequio, quante maschie strette di mano ha riservato la sinistra italiana al leader della Federazione russa. Ecco un piccolo catalogo. Partiamo con Beppe Grillo. Che dichiara il suo amore per Putin. Non lo fa sul suo blog, a uso dei fedelissimi, ma in un’intervista al Journal du Dimanche, testata francese che gli dedica un’intera paginata. E’ il 22 gennaio 2017. “Putin è quello che dice le cose più sensate in politica estera”, spiega l’ex comico. Che, poche righe più avanti, aggiunge altra saliva: “La politica internazionale ha bisogno di uomini forti” Come chi? Come Vladimir, per esempio.
L’equivoco di Matteo
Lancette indietro. E’ il 9 gennaio 2016. Matteo Renzi chiama lo zar per fargli gli auguri. Il Natale ortodosso. Ma non è una telefonata di convenevoli. Qualche settimana prima il presidente del Consiglio (all’epoca Renzi sedeva a palazzo Chigi) aveva osato alzare la voce in sede europea contro il raddoppio del Nord Stream, la condotta che porta il gas in Europa passando sotto il Baltico e aggirando l’Ucraina. Al Cremlino quelle parole non sono piaciute. E Renzi chiama per chiarire: non ce l’aveva con la Russia, ma con Germania e Francia. Putin accetta le scuse e a Matteo torna il sorriso: “I russi capiscono perfettamente la nostra posizione”. Giorgio Napolitano rimane affezionato a Putin anche dopo aver lasciato il Quirinale. E’ il 7 giugno 2015. In un’intervista al Corriere il presidente emerito rivela di essersi fatto portavoce delle ragioni di Vladimir presso il governo americano: sull’Ucraina “la Russia vuole cooperare con Europa e Stati Uniti”.
“Sono più amico io”
Non è un segreto, invece, la simpatia di Romano Prodi. Una intesa dimostrata negli anni di governo, quando era a Bruxelles, quando si è messo a fare il conferenziere internazionale. In visita a Roma, nel novembre 2013, Putin, tra i vari impegni protocollari, ricava due spazi privati. Uno dedicato a Prodi, incontrato in un hotel della capitale, e l’altro a Silvio Berlusconi, con cui cena a Palazzo Grazioli (la famosa foto con Dudù e il padrone di casa). Altro episodio: stesso anno, ma a settembre. Prodi arriva fino Valdaj, a metà strada tra San Pietroburgo e Mosca, per stringere la mano dello Zar. E quasi ci rimane male quando Putin lo mette sullo stesso piano di Berlusconi (“In Italia ho due amici”). No, il professore ci tiene, è più intimo lui. E’ la famosa occasione in cui Vladimir dice che, se Silvio fosse stato gay, non avrebbe avuto processi. Frase che Prodi sottolinea con un “Well, well, well”. Per poi confezionare un colbacco di saliva al sodale moscovita: “L’Unione Europea e la Russia sono come caviale e vodka”.
Nel dicembre 2014 la scena si ripete. Prodi è ricevuto al Cremlino per un’ora, pur non avendo incarichi istituzionali: “L’Italia può fare moltissimo” per rafforzare il dialogo con Mosca “anche in considerazione dei rapporti tradizionali che ci sono” con Vlad.
Letta Letta
A Trieste, nel novembre 2013, Enrico Letta riceve Putin con tutti gli onori. Per l’arrivo dello Zar, con l’allora presidente del Consiglio, ci sono in attesa 11 ministri. Vengono firmati sette accordi istituzionali e venti partnership commerciali. Momenti conviviali, sorrisoni, pacche sulle spalle. Lo staff di Letta, in ipersalivazione, parlerà di un bilaterale “particolarmente prolungato”, Enrico lo definisce “un successo”. Il vertice finisce con Putin che suona il pianoforte. Se l’Italia è dipendente dal gas russo, forse bisogna citofonare al segretario del Pd per capirne le ragioni. A Trieste Letta si chiude in una stanza con Vladimir e i vertici di Eni ed Enel e conclude un “partenariato strategico”. Alla fine strappa anche un sorriso alla mimica cementificata dello Zar: “Eni ed Enel sono i nostri campioni nazionali, come Ronaldo e Balotelli!”. Ahahah. E oggi fa finta di non conoscerlo.