Ecco il partito del condizionatore (spento). Ci si iscrive una parte importante della sinistra e dei sindacati. Persuasa che, rinunciando a una quota di benessere, si possa accelerare la fine della guerra in Ucraina. Insomma c’è chi è disponibile al sacrificio proposto da Mario Draghi, che ha domandato: “Preferite la pace o i condizionatori accesi?’”. Meglio la fine delle ostilità, dicono a sinistra, tenendosi l’ascella pezzata a Ferragosto e i piedi gelati d’inverno. I valori vengono prima del comfort.
L’Europa, comprando gas, sta involontariamente finanziando l’invasione russa. Anche se non è detto che razionalizzare i consumi, precipitando l’Italia in un’economia di guerra, abbia la conseguenza diretta di disarmare Vladimir Putin. Potrebbe essere. Ma non c’è certezza.
Ieri intanto è arrivato un primo anticipo di contingentamento. Con un emendamento a firma Movimento 5 Stelle è stata inserita nel decreto Bollette-energia la riduzione della temperatura dei riscaldamenti negli edifici pubblici per l’inverno prossimo e paletti anche al condizionamento estivo nel 2022. Nello specifico, riferisce l’agenzia Public Policy, la norma stabilisce che dal 1° maggio 2022 fino al 31 marzo 2023, “la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti di ciascuna unità immobiliare per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici pubblici, non deve superare rispettivamente i 19° C +2° C di tolleranza e non deve essere minore dei 27° C – 2° gradi di tolleranza”. Dalla norma sono esclusi ospedali, cliniche e case di cura.
Prima rinuncia. Ne seguiranno altre. Parola di Nicola Zingaretti: “Prepariamoci a sacrifici per sostenere azioni utili anche su consumi e stili di vita per ottenere la pace in Ucraina”, dichiara il presidente della Regione Lazio. “Io preferisco la pace, ma non c’è pace senza giustizia e libertà”, aggiunge Zingaretti, ”prepariamoci a sacrifici per sostenere azioni utili anche su consumi e stili di vita per la pace”.
Sulla stessa scia anche Laura Boldrini: “Non prendere gas dalla Russia per noi significa ridurre i consumi circa del 10%, per gli ucraini significa la fine della guerra. Si chiama solidarietà”, spiega la deputata del Pd e presidente del comitato della Camera sui diritti umani nel mondo. “Embargo energetico totale per fermare bombe e violenze dell’esercito di Putin: ecco la strada giusta”, dichiara.
Si schierano anche i sindacati. Meglio il sudore che i bombardamenti: “Condizionatori o pace? Sicuramente pace, è evidente”. Così Giulio Romani, segretario confederale Cisl, a chi gli pone il quesito draghiano entrando a palazzo Chigi per l’incontro con il premier sul Def.
“Se la guerra fosse in Italia non ci porremmo nemmeno il dubbio” tra pace o condizionatore acceso, risponde il sottosegretario al ministero degli Esteri, Manlio Di Stefano, ai microfoni di “Radio Cusano Campus”. E’ troppo facile riflettere su quanto siano importanti il gas, il grano, l’olio, prosegue, “quando però le bombe non ce le hai a casa tua”. Ma la guerra in Ucraina riguarda anche noi: “Dobbiamo riflettere su quale sia il livello del nostro sacrificio possibile per fermare questa situazione”. Bisogna lavorare alla pace con i tavoli negoziali, “ma anche all’alternativa se vogliamo accendere i termosifoni: sono certo che dei 29 miliardi di metri cubi di gas che importiamo dalla Russia, per l’inverno prossimo potremo coprire già tre quarti con gli accordi che abbiamo già preso”. Ovviamente, conclude il grillino, “questa è un’economia di guerra, non è che possiamo pensare che sia tutto uguale, tutto facile come è stato finora”.
Sempre ieri il Parlamento europeo ha votato una risoluzione per accelerare i tempi dell’indipendenza dal gas russo. “Dovremo fare sacrifici rispetto alle nostre comodità come cittadini? Ebbene, li faremo, perché la posta in gioco è molto più importante dei nostri agi”, Patrizia Toia, europarlamentare Pd.
E poi c’è chi propone che sia la politica la prima a sacrificarsi. E’ il senatore piddino Tommaso Cerno: “Stop alle auto blu e ai voli gratuiti del Parlamento”.